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ONDA SU ONDA


Pubblicato in data: 29 Jun 2013

“Onda su onda...che acqua gelida qua, nessuno mi salverà...” Così cantava Paolo Conte in balia di un mare mosso che lo trascinava al largo... Erano gli anni Settanta, quando il cavalcare l'onda sulla tavola da surf(he'e nolu in hawaiiano) aveva ormai coinvolto spiagge e litorali, come un'inarrestabile esotica ondata che arriva da molto lontano.
La sua prima fonte storica è contenuta nel diario di bordo del Capitano James Cook, lo scopritore delle Hawaii(1779). Pagine piene di avventura dove spicca la descrizione delle eleganti evoluzioni dei nativi che in piedi su tavole, solo apparentemente rudimentali, si divertivano un mondo a farsi trasportare dai flutti oceanici. Per la verità ognuna di quelle tavole era ricavata da un tronco d'albero di Koa accuratamente scelto, sagomato e levigato, indi spalmato con il succo di una pianta grassa e reso impermeabile da uno strato d'olio di noci Kukui. L'abilità in questi virtuosi volteggi sull'acqua decretava addirittura lo status di ogni giovane uomo. I regnanti poi avevano shaper e spiagge personali in cui surfavano soltanto con altri della stessa classe sociale e destrezza.

Purtroppo lo spirito quasi mistico dello he'e nolu subì un forte declino durante l'Ottocento, in buona parte scoraggiato dalle prediche dei missionari cristiani, contrari per via delle nudità ostentate dai praticanti. Come del resto decadeva la danza hula hula dal sensuale, ondulato rullio dei fianchi. Però verso la fine del secolo, durante il regno di Re Kalakaua, il surf e altre espressioni dell'antica cultura locale venivano ripristinati ed è a questo periodo, esattamente nel 1885, che risale il battesimo dello sport sulle coste californiane da parte di alcuni studenti hawaiiani iscritti presso la scuola militare di San Mateo.
Un grosso contributo alla diffusione dello he'e nolu, dalle Hawaii verso il resto del mondo, arrivò dal grande campione di nuoto Kahanamoku, vincitore olimpico di medaglia d'oro nel 1920. Nel corso dei suoi viaggi agonistici, oltre che sulle coste americane, portò gli appassionanti volteggi sulle acque australiane.

Il boom occidentale del surf raggiunse il culmine tra gli anni '60 e i '70, periodo inneggiante a rivoluzioni libertarie. Così librare il fisico e volteggiare arditi su tavole piuttosto grandi o longboard, rientrava in qualche modo nella filosofia in auge all'epoca. Una svolta significativa è stata l'invenzione dello shortboard di taglia più piccola e con tre pinne fendenti l'acqua. Inoltre dalla metà degli anni Ottanta ai giorni attuali, la tecnica ha subito delle evoluzioni, come pure i materiali per costruire le tavole, in particolare con l'introduzione della schiuma di poliuretano unita alla fibra di vetro e a resine.

Uno stile piuttosto che una moda

Molto importante l'abbigliamento che varia a seconda della temperatura dell'acqua, la stagione, la latitudine e il tipo di fondale che caratterizza lo spot. Nelle acque fredde viene utilizzata la muta, mentre in quelle calde sono sempre indicati i tipici shorts al ginocchio, oltre ad una T-shirt a rapida asciugatura. Semplice, dinamico e disinvolto lo spirito del surf e della vita da spiaggia all'americana, piuttosto che seguire la moda, la ispira trasfondendovi la propria identità e un disimpegnato stile understated. Anzi, i surfisti che seguono pedissequamente i diktat modaioli diventano dei poser, come dire dei patetici esibizionisti, non graditi dagli aficionados veraci dello sport.
Suggerita dalle atmosfere californiane dei liberi e corroboranti Sessanta, ecco Surf Shack una speciale capsule collection lanciata da Tommy Hilfiger in edizione limitata. Non si tratta solo di capi specifici per cavalcare l'onda, piuttosto di costumi da bagno e accessori per il surf e l'”après surf”, adatti sia ai famosi litorali della California, di Biarritz e della Costa Rica, sia per quelli nostrani e meno noti. Così l'amato sport viene celebrato con linee pulite, fantasie appena un po' azzardate e tinte solari.
Tra le proposte al femminile si fa notare la tutina in chambray, il blazer candido e lo svolazzante abito plissettato da indossare sopra il bikini ad onde variegate dal rosa salmone al giallo, dal turchese all'arancio. Si completa con comode infradito o zeppe in rafia, occhiali da sole fosforescenti e una spiritosa borsetta clutch in legno a forma ...di tavola da surf. Nell'abbigliamento da uomo non mancano i calzoncini a metà coscia e quelli largotti al ginocchio dalle stampe scozzesi fosforescenti, marcatamente per surfare con dinamica scioltezza. Mentre il retaggio tradizionale del marchio si traduce in T-shirt lineari e confortevoli ed una giacca in tela, perfetta sia per le avventure mattutine che quelle a tarda notte intorno al falò sulla spiaggia.

I film che hanno parlato del surf non sono molti ma non possiamo dimenticare i cult: Un mercoledì da leoni del 1978 e Point Break del 1991.
Anche i programmi televisivi attuali ( http://tv.zam.it/ )tornano a occuparsi di Surf con la serie Tv australiana Alien Surf Girls, il telefilm approdato su Rai 2 il 13 gennaio 2013, ogni domenica mattina alle 9:20.
Due alieni, nelle sembianze di due bellissime ragazze Kiki (Jessica Green) e Zoey (Lucy Fry), approdano sulla terra dal lontanissimo pianeta Lumina e si innamorano del surf.
Un'altra serie indimenticabile è Blue Water High, produzione australiana del 2005 che va attualmente in onda su Boing alle 14:30.
La serie narra le vicende di 7 fortunati liceali, 4 ragazze e 3 ragazzi, che sono stati scelti per frequentare l'esclusiva scuola di surf Blue water high.

Tra le chicche di questa stagione balneare sono le innovative tavole da surf disegnate da cinque giovani artisti (Lola Schnabel, Richard Philips, Scott Campbell, Gary Simmons e Raymond Pettibon), frutto della collaborazione della maison con Art Production Fund, organizzazione no profit che promuove l'arte contemporanea in ambiti diversi da quelli tradizionali. Tant'è che le tavole si animano con i divertenti ritratti della cultura pop, quadri mistici e astratti, l'irresistibile Smile(nella foto) e perfino dipinti realizzati con la tecnica dei gessetti da lavagna. Tanto per aggiungere un'ulteriore, colorata allegria a cavalloni, flutti e marosi....tutti da sorvolare. Magari con il sottofondo della canzone dei Beach Boys: “Then ev'rybody'd be surfin like California...”

Marisa Gorza




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